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Padova e l'Egitto:

Il Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università degli Studi di Padova 

Le prime antichità egizie giunsero all'Università di Padova dopo il 1733 nell'ambito della donazione all'Ateneo dell'intero patrimonio collezionistico di Antonio Vallisneri senior (1661- 1730) da parte del figlio, Antonio Vallisneri junior (1708- 1777).

Antonio Vallisneri. Incisione

Ritratto di Antonio Vallisneri. Incisione

Nel 1806 le collezioni di antichità e d'arte furono staccate dall'onnicomprensivo Museo vallisneriano e andarono a costituire un museo a se stante nel Gabinetto di Numismatica e Antiquaria, divenuto in seguito, dopo l'unità d'Italia, Istituto di Archeologia. 

Con molta probabilità sono provenienti proprio da quell'originario museo una decina di oggetti egizi tra 'idoletti egizi in terracotta verdognola', 'tabelle egizie con geroglifici' e qualche papiro, tutti testimoniati negli inventari del sec. XIX. Questi oggetti sono oggi difficilmente riconoscibili rispetto ad altre acquisizioni successive  ad eccezione dei papiri ravennati (ora presso il Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell'Antichità) in parte già presenti nelle raccolte vallisneriane poi confluite in Università.

Un più consistente nucleo di antichità egizie, circa settanta reperti, giunse in Università nel 1925 dalle collezioni private del commerciante triestino Eugenio Neumann (1847-1928), il quale vendette in blocco all'Ateneo le sue raccolte. Tra le antichità spiccano appunto i reperti egizi, principalmente statuette funerarie (ushabty), bronzetti e amuleti. Tra di essi sono presenti anche falsi storici, testimonianza del fenomeno dell' "egittomania" fin dai tempi più antichi.

Museo di Scienze Archeologiche - Ushabti

Ushabti
Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università di Padova

Nel decennio successivo, dalle sue indagini in Egitto nell'oasi del Fayum villaggio di Tebtynis (1930-1936), Carlo Anti portò nel Museo di antichità della sua Università poche decine di reperti archeologici (tra cui calchi di sculture, perle, pendenti e amuleti in vetro e in fayence, piccoli oggetti d'uso quotidiano, monete), assieme ad una grande quantità -qualche centinaio- di ostraka e lacerti di papiri. Della medesima campagna di scavo si conserva in museo anche un archivio di documenti e fotografie, purtroppo incompleto.

Museo di Scienze Archeologiche - Rilievo

Rilievo
Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università di Padova

Infine, appartiene sempre al medesimo periodo della campagna di scavo in Egitto ma non è certo se è proveniente dalla stessa località di Tebtynis un reperto raccolto da Gilbert Bagnani, aiutante di Anti sullo scavo e suo sostituto dal 1933: si tratta di un flauto di Pan, composto da 14 canne legate con corda e rivestite, che Bagnani lasciò a Padova al suo capo missione.

 

Flauto. Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università di Padova

Flauto di Pan
Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università di Padova

Un posto a parte ma non meno interessante occupano nelle collezioni egizie del museo i reperti egittizzanti, oramai di piena età romana. Tra di essi si segnalano un gruppo di anse di lucerna con rilievi a tema isiaco, una testina in pietra di Serapide e una scultura neoattica di kore ritrovata a Padova nel Cinquecento già interpretata come possibile offerente del culto isiaco per la particolare foggia dell'abito. 

 

Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte del Liviano – Padova. Gipsoteca

Gipsoteca
Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università di Padova

Per maggiori informazioni: www.musei.unipd.it/archeologia

Tutte le immagini sono di proprietà del Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università degli Studi di Padova e sono pubblicate su concessione dell'Università.

 

I Musei civici di Padova - Museo Archeologico

La collezione egizia del Museo Archeologico di Padova è costituita da circa 180 reperti entrati a far parte del patrimonio civico a partire dal XIX secolo. A questo nucleo di oggetti nel 1982 sono stati aggiunti, in deposito dal Museo Egizio di Torino, alcuni oggetti fittili, quattro vasi canopi e un papiro relativo al Libro dei Morti, per un totale di tredici manufatti.

La collezione si completa con due oggetti di eccezionale rilevanza, legati alla figura dell'illustre padovano Giovanni Battista Belzoni. Nel marzo del 1819, infatti, Belzoni, donava a Padova due statue in diorite raffiguranti la dea Sekhmet, da lui scoperte nel corso delle esplorazioni nell'antica Tebe. Nella lettera con cui chiedeva agli Illustrissimi Signori Presidenti del Governo di Padova di degnarsi a voler ricevere il picciol tributo fatto alla Città in contrassegno dell'amore sempre avuto nei suoi confronti, Belzoni chiedeva anche che venissero collocate nel Salone del Palazzo della Ragione, ai lati della porta orientale, dove furono effettivamente posizionate prima del loro trasferimento al Museo Archeologico, luogo in cui oggi si trovano.

Padova, Palazzo della Ragione, porta orientale: le due statue di Sekhmet nella collocazione auspicata da G.B. Belzoni (Foto Musei Civici di Padova)

Padova, Palazzo della Ragione, porta orientale: le due statue di Sekhmet nella collocazione auspicata da G.B. Belzoni (Foto Musei Civici di Padova)

Ancora a Belzoni sono riconducibili alcuni papiri in stato frammentario rinvenuti nell'isola di Elefantina; si tratta di testi funerari in ieratico tardo, di un testo in demotico e di due papiri in aramaico riferibili alla storia della comunità di ebrei giudei presente sull'isola nel periodo della dominazione persiana sull'Egitto, nel V secolo a.C. Questi papiri in aramaico sono i primi ad essere stati portati in Europa.

Papiro in aramaico dall’isola di Elefantina, V sec. a.C. (dono eredi Belzoni)

Papiro in aramaico dall'isola di Elefantina, V sec. a.C. (dono eredi Belzoni)


Da questa premessa ben si comprende, quindi, come i materiali che formano la collezione patavina siano di provenienza e cronologia eterogenee e come non sia pressoché impossibile risalire a un preciso contesto di riferimento.

Il materiale egizio è riconducibile a due principali nuclei di collezione: il primo è costituito dalla raccolta di Nicola Bottacin, il secondo dalla raccolta di Giulio Alessi. Nicola Bottacin, ricco commerciante di origini vicentine, appassionato raccoglitore di antichità, tra il 1865 e il 1870 donò all'amministrazione padovana la sua pregevolissima raccolta, che comprendeva circa una ventina di reperti egizi, alcuni dei quali di indubbio valore. Dopo la sua morte, nel 1876, altri oggetti vennero acquisiti dal Museo grazie all'interessamento di molti collezionisti, tra i quali Giulio Alessi, cui si deve il secondo nucleo di materiali egizi presenti nella collezione civica.

Ushabty in fayance, XXVI dinastia, 664-525 a.C. (provenienza sconosciuta; inv. XVII-111)
Ushabty ligneo, XIX dinastia, 1295-1190 a.C. (dono A. Pittarello; ingr. 84907)
Ushabty in fayance, XXVI dinastia, 664-525 a.C. (provenienza sconosciuta; inv. XVII-111)Ushabty ligneo, XIX dinastia, 1295-1190 a.C. (dono A. Pittarello; ingr. 84907)

 

In ordine sparso sono poi arrivati materiali appartenenti a legati; altri ancora arrivarono invece in seguito a doni fatti da privati o ad acquisti fatti dal Museo stesso. Oggetti dal notevole valore intrinseco, dunque, anche se di provenienza solo ipotizzabile sulla base di confronti tipologici e stilistici.

Oggi la collezione egizia, opportunamente integrata con il materiale del Museo di Torino, offre una visione sufficientemente rappresentativa della cultura delle varie epoche ed è esposta secondo nuovi criteri, che ben riflettono l'evoluzione della disciplina. Accanto ai manufatti, ad accogliere il visitatore c'è una stazione multimediale dedicata alla figura di Belzoni: un modo per permettere anche ai più giovani di avvicinarsi al passato con un linguaggio per loro molto più immediato.

Tutte le immagini qui pubblicate sono di proprietà dei Musei Civici agli Eremitani di Padova.